Ambientalisti in deroga

di Alberto Valtellina (Italia 2014, 15′)
Dal blog di Repubblica: “Così il Cabs disarma i bracconieri”
Vuoi contrastare attivamente il bracconaggio agli uccelli? Unisciti al Cabs-Committee against birds slaughter, oppure sostienilo. Questa specifica organizzazione italo-tedesca nata nel 1975 e attiva soprattutto sulle rotte migratorie fra la nostra Penisola, Francia, Spagna, Malta e Cipro, ma con uno sguardo attento sulla situazione internazionale (vedi le stragi di migratori in Libano) forma e arruola volontari per partecipare ai numerosi campi mirati a rimuovere e distruggere le trappole di rete, vischio e ferro dove perdono ogni anno la vita centinaia di migliaia di piccoli volatili.
Dieci i campi che hanno già avuto luogo fra il 6 marzo e il 17 maggio di quest’anno dal Cabs e da associazioni con cui è consolidata una stretta collaborazione, che hanno portato allo smantellamento di 1.800 trappole, al sequestro di 65 reti da uccellagione e alla denuncia di 58 bracconieri. La collaborazione con le forze dell’ordine è costante e fondamentale.
“Incoraggiare le forze di polizia ambientale in tutta Europa è a nostro avviso una strategia vincente” spiega Andrea Rutigliano, coordinatore del Cabs. “Al tempo della fondazione il Cabs era votato ad azioni più spontanee di distruzione delle trappole, liberazione degli uccelli. Facevamo una guerriglia nei boschi per il bene dei pennuti. Ci piaceva pensarci come poeti guerrieri, Che Guevara degli uccelli. Ma questo creava scontri incessanti e un tira e molla fra noi e i bracconieri, che non portava effetti soddisfacenti quanto l’intervento delle forze di polizia. Così abbiamo messo da parte un po’ del nostro spirito selvaggio e abbiamo cambiato tattica.
– Nel Sud della Francia però, qualche anno fa, la gendarmeria non vi sostenne: quali sono le polizie più attente al bracconaggio?
In Italia collaboriamo a stretto contatto col Noa del Cfs-Corpo Forestale dello Stato, a Malta con l’Ale, a Cipro con l’Aps della polizia, in Spagna col Seprona, in Francia con la gendarmerie, ma lì persiste una situazione assurda. I cacciatori sono così tracotanti da aver ottenuto che si sorvoli su una pratica illegale e perniciosa quale l’uccisione degli ortolani, le cui popolazioni europee si stanno estinguendo a ritmo spaventoso. E la gendarmerie, che pure ci apprezza, ha le mani legate e non può intervenire. In un caso ci ha anche dovuto scortare al confine dipartimentale, dopo essere stati banditi su ordine del prefetto, che obbedì ai desiderata dei bracconieri.
– Come si diventa volontario del Cabs?
Siamo esigenti con i nostri potenziali volontari. Chiediamo conoscenza della lingua inglese e del problema bracconaggio in termini di normativa, specie di uccelli, strategie. Per lavorare in gruppo e affrontare situazioni pericolose o dolorose, come la sofferenza degli animali, occorrono un buon controllo delle emozioni, solidarietà e tolleranza. Oltre, naturalmente, a coraggio e resistenza fisica, visto che per periodi abbastanza lunghi si lavora tutta la notte, si percorrono i monti fuori dai sentieri, si fatica sotto poggia e sole.
– Più volte vi è capitato di subire aggressioni da parte dei bracconieri.
Come no! Ci hanno attaccati sia a mani nude, sia armati. A Brescia spararono contro la nostra auto in corsa, un’altra volta ci lanciarono grosse pietre da distanza ravvicinata mentre curavamo tordi feriti dagli archetti. A Cipro siamo stati picchiati più volte con pugni e spranghe, e una volta siamo stati presi a fucilate: i feriti hanno subito lo sfondamento del timpano, incapacità motoria per una settimana, lesioni e contusioni. In Francia, per ora, a subire sono state le vetture, una portata direttamente allo sfasciacarrozze.