La Carla,

un film di Sara Luraschi prodotto da Alberto Valtellina (in produzione, circa 60′, 2025).

Sinossi
Carla Casalini ha 91 anni e sente che la sua memoria sta iniziando a diventare più fragile. Ogni sera prende le sue vecchie fotografie e annota nomi, luoghi e date che riesce a ricordare creando un vero e proprio archivio del suo passato. Spesso si sorprende di ciò che ritrova pur avendolo già vissuto. A Carla piace raccontare e sua figlia Marta è la destinataria principale delle sue storie. Fare memoria insieme è un modo per rendere denso il tempo che resta.

Crediti
Regia, riprese e montaggio Sara Luraschi. Un’idea di Marta Dore e Sara Luraschi. Produzione Alberto Valtellina con Sara Luraschi. Musiche Ear to the Earth Ensemble (Petra Valtellina, flauto; Rui Braga Simões, pianoforte; Antonio Dorado Salguero, violoncello; Porter Ellerman, percussioni; Ruth Mareen, violino; Miguel Esperanza Pérez, clarinetto). Con Carla Casalini e Marta Dore.
Produzioni Alberto Valtellina.

Note di regia
Carla Casalini, “la Carla” secondo la parlata lombarda, vive a Milano, in un appartamento al sesto piano di un palazzo anni ‘40 vicinissimo alla stazione Centrale. La stanza da letto di Carla è tappezzata di fotografie dei suoi familiari e dei suoi antenati. Alcune di queste fotografie sono collegate tra loro tramite delle frecce che creano le connessioni genealogiche. Ha uno scrittoio dove conserva in scatole di cartone tutte le lettere che ha ricevuto e tantissime altre fotografie della sua famiglia e delle sue amicizie. Il suo è un vero e proprio archivio dentro al quale vive soprattutto di notte quando si sveglia per viaggiare dentro a questo grande continente che è il suo passato. Carla annota infatti con pazienza dietro alle fotografie nomi e date che riesce a ricordare di quelle immagini ricostruendo una trama di momenti strappati dall’oblio, squarci su un passato privato che a volte si intreccia alla Storia collettiva. Un programma di sala del Teatro alla Scala degli anni ‘40 stampato dal nonno tipografo è l’occasione per raccontare un aneddoto su Toscanini, una vecchissima foto di famiglia di inizio ‘900 riporta alla luce un racconto familiare della nonna Crescenza detta Centa sulla battaglia di Magenta.
Ciò che mi ha colpito è la dedizione con cui archivia queste testimonianze; come dice il nipote più giovane, Ettore, Carla si comporta come se fosse la curatrice di un museo. Il suo è un vero lavoro e non è un lavoro vano, è un modo di tessere il tempo e tramandare. Ho conosciuto Carla nel settembre del 2023 tramite la figlia Marta. Avevo vinto un concorso per l’insegnamento che mi aveva portato a lavorare a 70 chilometri da casa e cercavo un modo per avvicinarmi. Carla viveva da sola ma iniziava ad avere qualche problema di equilibrio e la figlia Marta era preoccupata; così ha pensato che potesse essere una buona soluzione per entrambe vivere insieme qualche giorno alla settimana. Quando stavo da lei spesso cenavamo insieme guardando il telegiornale e dopo cena mi portava una fotografia che aveva ritrovato o una lettera e iniziava a raccontare. Carla ha lavorato tutta la vita nell’editoria ed è una grande narratrice. Condividendo con la figlia Marta queste storie di famiglia abbiamo deciso di selezionare alcune immagini da cui partire per riportare nel presente i momenti emotivamente più intensi del passato della Carla; così è iniziato questo film. La Carla, è un film sulle tracce che creano la nostra identità e sui buchi della memoria; è anche un passaggio di consegne tra madre e figlia, un’autobiografia per immagini e la storia orale di una donna milanese del Novecento.

Sara Luraschi bio
Sara Luraschi è una regista e un’insegnante di storia dell’arte. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in arte ed educazione presso l’Università degli studi di Milano Bicocca. Come regista ha realizzato tra gli altri: Vagli a spiegare che è primavera (co-regia Lucy Guarinoni, 57′, 2021), documentario che ripercorre le tappe di crescita del collettivo artistico “Sguardi di un certo genere”, The Second Closet (co-autrice Stefania Minghini Azzarello, 15′, 2015), cortometraggio di finzione realizzato all’interno del progetto europeo “Bleeding Love” sulla violenza domestica. Come artista visiva ha realizzato SehenSucht (con Laura Morelli, 2016) un’installazione sul mondo dell’Alzheimer. Dal 2018 co-conduce con Lucy Guarinoni il progetto “Sguardi di un certo genere”, un laboratorio permanente tra performance e arti visive rivolto ad adolescenti e giovani, che esplora pratiche di consapevolezza delle immagini e dei corpi. Collabora con il Festival Orlando di Bergamo nella selezione cinematografica e come formatrice in diversi progetti curati dall’associazione.