Ibridazioni – Immagini fotografiche

Un film di Alberto Valtellina, da un’idea di Maurizio Sapia, Dario Ghibaudo e Chiara Padovano. Con Maurizio Sapia, Pina Stefani, Zdenka Baroni, Miranda Carpine, Elio Ammirati, Andrea Colombo, Pino Aloi, Anna Angelillo, Lorenzo Bianchi, Franco Barbagelata, Manuela Musetti, Fabrizio Sciotto, Nicoletta Villivà, Luigi Le Rose, Angelo Vacchiano, Maria Grazia Ravera, Angelo Marchese, Roberto Torelli, Serena Viglione, Patrizia Martini, Marcello Militello, Federico Di Battista, Mauro Spinelli, Ivano Spinelli, Fiorenzo Gimelli, Alfredo Moreschi, Donato Di Giorgio, Emmanuel Mendy, fotografia e suono in presa diretta Carlo Valtellina, Alberto Valtellina, montaggio Alberto Valtellina, musica Petra Valtellina, Ear to the Earth Ensemble, immagini tratte dal film Il calabrese di Gabriele Candiolo e Alfredo Moreschi (Cine Club Sanremo 1961).

Sinossi
Maurizio, fotografo, ex corridore ciclista, scopre Sanremo.
Maurizio è nato a Sanremo. Da ragazzo, dopo la scuola, come tanti giovani sanremesi, lavorava con i genitori, floricoltori. A vent’anni, negli anni Ottanta lascia il paese, si trasferisce a Milano.
La madre di Maurizio, Pina, di origini laziali, ha vissuto i momenti d’oro della floricoltura sanremese, oggi sconsolata afferma «Dopo gli anni Novanta è tutto finito». Maurizio è curioso, decide di tornare al paese e capire cosa è successo dopo la sua partenza: è davvero tutto finito? Nel suo viaggio alle origini si accorge presto che i cambiamenti portati dalla globalizzazione hanno semplicemente modificato le modalità lavorative e commerciali. Le grandi opportunità e i grandi numeri del passato hanno lasciato il posto a un approccio “tattico”. Seguono gli incontri con la zia Zdenka, migrante croata, con gli ibridatori di origine abruzzese (la comunità abruzzese a Sanremo conta più di trentamila persone), con Emmanuel, floricoltore ghanese, il ritrovamente del film “Il calabrese”, realizzato nel 1960, definito dall’autore, il regista e fotografo Alfredo Moreschi «una storia di incontro come tante».
Maurizio, a sua volta migrante, sale in bicicletta verso il Poggio: «Siamo come talee, sappiamo mettere radici».

Synopsis
Maurizio, photographer and former cyclist, discovers Sanremo.
Maurizio was born in Sanremo. As a boy, after school, like many young people in Sanremo, he worked with his parents, who were flower growers. At the age of twenty, in the 1980s, he left the town and moved to Milan. Maurizio’s mother, Pina, originally from Lazio, lived through the golden age of flower growing in Sanremo, but today she says disconsolately, “After the 1990s, it was all over”. Maurizio is curious and decides to return to the village to understand what happened after he left: is it really all over? On his journey back to his roots, he soon realises that the changes brought about by globalisation have simply changed the way people work and do business. The great opportunities and large numbers of the past have given way to a “tactical” approach. We follow the encounters with his aunt Zdenka, a Croatian migrant, with hybridisers of Abruzzese origin (the Abruzzese community in Sanremo numbers more than thirty thousand people), with Emmanuel, a Ghanaian flower grower, and the rediscovery of the film “Il calabrese”, made in 1960, described by its author, director and photographer Alfredo Moreschi as “a story of encounter like many others”.
Maurizio, himself a migrant, cycles up towards Poggio: “We are like cuttings, we know how to put down roots”.

Il film
I genitori di Maurizio hanno coltivato fiori dagli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta, così come prima lo avevano fatto i suoi nonni paterni. Abitavano nella frazione di Poggio dove avevano le “campagne”, come sono chiamati gli appezzamenti con le coltivazioni. Maurizio è stato un forte ciclista, ma a ventuno anni, dovendo scegliere tra il ciclismo da professionista e la coltivazione di fiori a Poggio, ha preferito la terza via e si è iscritto a una scuola di fotografia a Milano, dove si è trasferito e dove ancora oggi vive e lavora da fotografo e artista.
Maurizio torna spesso a Poggio, per visitare Pina, la madre, oggi in pensione.
Pina racconta del meraviglioso periodo in cui le colline intorno a Sanremo erano tutte coltivate a fiori, in serra o “in pien’aria“, allora il mercato dei fiori era frequentatissimo dai floricoltori: fino agli anni Novanta era in centro alla città, la mattina prestissimo Sanremo era invasa dai floricoltori, dai commercianti, dai trasportatori che con i camion portavano i fiori in tutta Europa. Il mercato era una cittadella vivacissima: i negozi erano aperti dall’alba, era normale per una parrucchiera avere clienti alle cinque di mattina.
All’inizio degli anni Novanta il mercato fu spostato nella vicina Valle Armea con un investimento importante: fu costruito un edificio enorme, con la certezza di un’espansione dei commerci, ma il periodo d’oro era terminato.
Pina dice che il declino fu a causa dell’apertura delle frontiere europee, il “libero mercato”, ma numerosi fattori, tutti interconnessi, determinarono il mutamento dei commerci internazionali: la possibilità di coltivare grandi estensioni in Africa e in Sud America, i trasporti per via aerea diventati più economici, l’ampliamento della dimensione del mercato di Amsterdam, divenuto riferimento internazionale, l’aumento dei costi del gasolio per il riscaldamento delle serre…
La coltivazione a Sanremo è impegnativa, le “fasce” – come sono chiamate le parti preparate per la coltivazione nelle campagne – sono rubate al terreno impervio, le estensioni delle campagne sono limitate, se confrontate con le possibilità offerte da altri territori.
Pina dice: «È tutto finito».
Maurizio accetta l’affermazione di sua madre, «È tutto finito», ma vuole capire e documentare questo momento perché Pina ha vissuto gli anni d’oro della floricoltura sanremese ma da molto tempo ha lasciato l’attività in campagna.
Nel suo percorso di ricerca Maurizio visita il nuovo mercato, dove d’inverno si svolge l’asta, si vendono anemoni, ranuncoli, “fronde”; presso l’Istituto Regionale per la Floricoltura incontra Patrizia Martini, Serena Viglione e Marcello Militello, funzionari tecnico scientifici, visita i laboratori e le serre. Gli viene indicato Fiorenzo Gimelli, considerato “memoria storica” della floricoltura sanremese; l’incontro si svolge all’interno dello splendido parco della Villa Ormond. Anche i coltivatori sono fonte di interessantissime informazioni, tecniche e storiche; le interviste rivelano una grande lucidità nella lettura del momento attuale, una consapevolezza delle difficoltà e un’attenzione ai possibili cambiamenti negli schemi lavorativi, per ottenere prodotti di qualità, per confrontarsi adeguatamente con la concorrenza estera.
Maurizio incontra lo storico fotografo di Sanremo, Alfredo Moreschi, negli ambienti in cui ha raccolto fotografie e materiali fotografici nelle decine di anni di lavoro. Moreschi aveva girato un breve film nel 1960, “Il calabrese”; trama: un giovane calabrese arriva a Sanremo, lavora sotto padrone nella coltivazione di garofani, è chiaro che ha la legittima ambizione di avere una propria campagna, riesce nel progetto dopo numerose difficoltà. Il film termina quando “il calabrese” coglie il primo garofano e lo offre a quella ragazza con cui più volte lo abbiamo visto incrociare gli sguardi.
Dopo la visione del film “Il calabrese” Maurizio è spiazzato dall’incontro con Emmanuel Mendy, coltivatore originario del Gambia. Emmanuel è arrivato in Italia su un barcone a Lampedusa nel 2016. Ha lavorato in Liguria, ha imparato la lingua, ha preso la patente italiana perché quella del Gambia non è accettata in Italia. Nel 2019 ha aperto la partita iva e avviato la propria attività, oggi coltiva tre campagne, con alcuni aiutanti.
Pina abita il pian terreno della casa a Poggio, al primo piano abita Zdenka, la zia di Maurizio. Pina è di origine laziale, Zdenka di origine croata, entrambe abitano a Poggio ormai da anni. Le campagne di Pina e Zdenka sono cedute a coltivatori che per ripagare si impegnano a mantenere gli appezzamenti in ordine, sistemando muretti di contenimento e canali di deflusso delle acque piovane.
Il “viaggio” di Maurizio nella realtà sanremese gli rivela aspetti inattesi, è come se scoprisse un luogo nuovo, vivo e vivace. Le parole di Pina «È tutto finito» gli ricordano le parole di Mark Twain quando la stampa annunciò la sua morte: «Mi dispiace deludervi, la notizia è grossolanamente esagerata».
E intanto dal Poggio passa la Milano Sanremo ciclistica…