Mario Curnis

«Mario Curnis i diari, le invernali la cura» (teaser, film in produzione)
Riprese di Maurizio Panseri, report tratto dall’articolo pubblicato sulla rivista “OROBIE” – luglio 2014
«Il 9 e 10 febbraio 1963, Mario Curnis, Piero Bergamelli e Damiano Petenzi, salgono in prima invernale lo Spigolo Nord dell’Adamello. In una giornata d’estate perfetta, Matteo Zanga ed io accompagniamo Mario Curnis ai piedi del grandioso versante nord dell’Adamello. Con calma risaliamo tutta la Val d’Avio sino al Rifugio Garibaldi. Matteo scatta, scatta e scatta, con le sue fotocamere cattura attimi che raccontano persone, paesaggi, atmosfere. Io sono tra loro e chiacchiero e mi appunto ogni emozione. Per noi è l’occasione di ascoltare le mille storie che Mario ha da raccontare. Per noi è l’occasione di raccoglierle proprio lì, tra i monti dove tutto è accaduto, dove le sue parole risuonano con una vibrazione differente, forse più profonda. Risentire la storia del viaggio sul cassone del furgone, protetti da una vecchia trapunta. Riascoltare l’aneddoto delle picche portate e degli zaini dimenticati, le corse in motocicletta su e giù per la Val Camonica per recuperarli. Chiacchierare non più seduti attorno ad un tavolo, ma lì dove tutto è accaduto, ha un sapore differente. Mario su quella parete è poi ritornato per la prima invernale dello Spigolo nord-nord-ovest e, legato in cordata con Renato Casarotto, per ripetere d’estate lo Spigolo dei Bergamaschi. Gli occhi di Mario brillano, mentre parla e cammina, mentre parla ed osserva la parete, mentre parla e ti “pianta” il suo sguardo nei tuoi occhi. Scoprire ed indagare del suo rapporto particolare con la scrittura, sapere dei suoi diari, è stata una bella emozione. Conversare sul perché scrivere di sè e sul potere che hanno gli infiniti neri che vergano il bianco della carta o di uno schermo, non solo mi ha piacevolmente meravigliato, ma ha stimolato la mia curiosità ed il desiderio di conoscere, andare oltre. Mario mi dice: “Quanto scrivo ‘dico cose’ che quando parlo non vogliono uscire. Quando hai scritto una cosa di te, quella è ormai uscita da te ed è lì sulla carta. Buttare fuori le cose, soprattutto quelle brutte, ti aiuta a capirle, a superarle, a guardarti avanti e vivere”.»